Una riflessione su Luigi Lucheni, l’uomo che uccise l’imperatrice Elisabetta, conosciuta come Sissi, e sulla fine dell’impero austroungarico.
Vienna, Hofburg – Alle 7 di mattina la Hofburg ha un colore azzurrino. Questo era il palazzo degli Asburgo, per secoli il cuore del potere imperiale. Ancora oggi folle di turisti vi entrano per scoprire la triste storia della principessa Sissi, l’imperatrice Elisabetta.
Visitare questi luoghi, non è in un certo senso anche rendere ancora omaggio a quel potere sconfinato, alle sue conquiste? Della principessa Sissi si ricorda la vita infelice, la morte tragica. Nessuno, o quasi, invece, ricorda il nome dell’uomo che la uccise: l’anarchico Luigi Lucheni. Aveva 25 anni ed era emigrato in Svizzera. Quello che compì fu un delitto crudele: pugnalò l’imperatrice per strada con una lima nascosta in un mazzo di fiori. Il suo piano originale era di uccidere il re Umberto, ma non aveva soldi per il viaggio in Italia e così ripiegò sull’imperatrice, che in quei giorni era in vacanza a Ginevra.
Durante il processo, quando gli chiesero se non provasse rimorso per un’azione che “gravava così la sua coscienza”, rispose:
«Coscienza? Anche le persone come me hanno una coscienza, così per lo meno si dice; ma mai nessuno ha voluto riconoscerle dignità. Chi vive nella miseria da migliaia di anni; chi è sempre stato tormentato dai potenti e dai ricchi – o da uno solo –, chi è dovuto morire nelle loro guerre, non deve pentirsi di niente!».
La principessa Sissi fu colpita al cuore con un’arma così appuntita che non morì subito. Anzi, non si accorse nemmeno che quell’uomo comparso dal nulla l’aveva pugnalata, finché all’improvviso non si accasciò a terra, racconta la contessa Sztáray, la sua dama di compagnia. Secondo l’autopsia, ci fu un’emorragia interna e la morte fu rapida e indolore.
A due anni dalla fine del secolo, la fine della principessa Sissi appare quasi come il presagio della fine di un’epoca, quella degli imperi, che si avviava al tramonto (ne ho scritto anche qui). Gli ultimi passi prima di crollare del tutto, relegata al passato o, come scriverebbe Stefan Zweig, a un mondo di ieri.
La trascrizione di molti atti del processo si può trovare su questo sito internet.
Foto e testi Riccardo Cavaliere
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