If you are the average American, who watches television forty hours a week, you have probably heard of such important people as Kojak and Wonder Woman, have heard about dozens of different kinds of underarm spray deodorants, every hack politician in your state, and the latest game between the Boston Red Sox and the New York Yankees. Strangely enough, however, nobody has told you about Gene Debs, one of the most important Americans of the twentieth century.
“Se sei un americano medio, che guarda la tv 40 ore a settimana (…) nessuno ti ha mai parlato di Gene Debs, uno dei più importanti americani del ventesimo secolo”. Iniziava così l’audiodocumentario del 1979 che Bernie Sanders dedicò a uno dei simboli del socialismo negli Stati Uniti: Eugene Victor Debs. Negli anni in cui fu sindaco di Burlington, Vermont, Bernie Sanders fece attaccare un ritratto del suo idolo Debs in municipio.
Eugene Debs, dal carbone al sindacato
Per metà uomo, per metà mito. Così Jill Lepore definisce Debs in un articolo sul New Yorker. È un’icona per i socialisti americani e in Minnesota c’è anche una minuscola cittadina a lui intitolata.
Debs nasce nel 1855 in Indiana. A 14 anni lascia la scuola e inizia a lavorare alle ferrovie. E’ un lavoro faticoso: 16 ore al giorno, sei giorni alla settimana. Alto, magro, nervoso, la descrizione di Jill Lepore -storica di Harvard- fa pensare a un altro personaggio tipicamente americano, che però è un personaggio di fantasia: Ira Ringold, descritto da Philip Roth in “Ho sposato un comunista”.
Debs nel 1893 è tra i fondatori della American Railway Union. L’anno successivo la polizia lo arresta dopo uno sciopero contro le condizioni di lavoro nella fabbrica di George Pullman, l’inventore delle carrozze pullman da cui deriva il nome che ancora oggi diamo agli autobus a lunga percorrenza. In prigione, Debs legge testi socialisti e marxisti e ne esce con una consapevolezza politica rafforzata.
Nel 1897, fonda il Social Democracy of America Party, da cui nel 1901 nasce il partito socialista. Debs ne diviene un leader e tra il 1900 e il 1920 si candida per cinque volte alla presidenza. Ottiene il suo maggiore successo elettorale nel 1912, ma è un misero 6%. Una percentuale bassa, che però basta a influenzare il dibattito politico americano. A vincere quelle elezioni è il democratico Wilson.
L’idea più radicale di Debs è che si debba abolire il capitalismo per sostituirlo con un’economia pianificata. Per tutta la sua vita si batte per i diritti dei lavoratori. Si oppone con forza alla prima guerra mondiale, molto più chiaramente rispetto a quanto non fecero i socialisti europei.
Nel 1918, tiene un celebre discorso in cui incita i suoi connazionali a sfuggire alla coscrizione. Il Canton Speech, gli costerà una condanna a 10 anni di prigione (qui ne trovate una versione quasi integrale). Nel 1920, dalla prigione, si candida alla presidenza come Convict n.9653 (Condannato n.9653), ottenendo un milione di voti con lo slogan “from the jail house to the White house“. La sua reputazione come eroe -e martire- della libertà si rafforza molto, al contrario del suo stato di salute, sempre più debole. Wilson nel 1921 gli nega la grazia. Sarà il nuovo presidente, Harding, a concedergliela pochi mesi dopo. Ma ormai a Debs rimangono pochi anni di vita: muore nel 1926.
Il socialismo Usa dopo Debs
Negli anni dell’attività di Debs, riforme di stampo socialista vennero attuate dalla politica più tradizionale, indebolendo, ovviamente, il potere di richiamo del partito socialista, spiegano gli storici Paul Buhle e Mary Buhle sul Guardian. Che aggiungono: negli anni seguenti la storia del socialismo negli Usa non fu mai interessante come lo era stata in quel periodo. In seguito, il comunismo e il socialismo finirono decisamente ai margini del discorso pubblico americano. Prima con la Red Scare, la paura dei rossi, di cui si trovano echi anche in “Furore”, di Steinbeck ( romanzo di cui ho scritto qui), e poi con la caccia alle streghe del maccartismo. E così fu anche durante la Guerra Fredda, quando il socialismo negli Usa veniva identificato con economia controllata dallo stato e governo autoritario. Adesso, a riscoprire il socialismo sono proprio i giovani che i traumi della guerra fredda non li hanno vissuti, perché sono nati dopo la caduta del muro di Berlino.

Il partito democratico riscopre la sinistra
Torniamo al giorno d’oggi. Secondo diversi sondaggi, il partito democratico negli ultimi anni si è spostato a sinistra. Troppo a sinistra, per molti. Precisamente per il 47% di chi ha risposto a questo sondaggio Quinnipiac. Più difficile è individuare le cause di questo spostamento.
I movimenti sociali che si sono susseguiti negli ultimi dieci anni, da Occupy Wall Street al MeToo e ai Fridays For Future passando per Black Lives Matter, hanno contribuito a polarizzare il dibattito su diversi temi. E anche a rendere centrali questioni come il cambiamento climatico.
E poi ci sono stati i singoli candidati che hanno abbracciato istanze più a sinistra. Personaggi come Alexandria Ocasio-Cortez, Elizabeth Warren e, ovviamente, Bernie Sanders. In teoria, Bernie Sanders potrebbe candidarsi con il partito socialista, che esiste ancora ed esprime i suoi candidati. E invece si candida come indipendente con il partito democratico. In questo senso, la sua operazione potrebbe diventare simile a quella di Debs: una candidatura non tanto per arrivare davvero alla presidenza, quanto per influenza il campo progressista. Rendendolo più liberale rispetto agli scorsi anni.
Lo dimostrano anche proposte politiche come la Medicare per tutti, sostanziosi aumenti delle tasse per i ricchi, decriminalizzazione dell’attraversamento delle frontiere, Green New Deal.
Dati statistici del General Social Survey mostrano che gli elettori sono più aperti a temi come l’aumento dell’immigrazione e la necessità di migliorare le condizioni di vita dei neri e che tra gli elettori democratici sono diminuiti quelli che hanno pregiudizi razziali.
Una tendenza di questo tipo si era già notata nelle elezioni del 2016. La candidata democratica era Hillary Clinton, ma la sua piattaforma elettorale fu influenzata dalle proposte di Bernie Sanders.
Vedremo come andrà alle primarie, intanto Sanders, dopo la vittoria in Iowa, è dato dai sondaggi in vantaggio anche in New Hampshire. E a livello nazionale davanti a lui nelle intenzioni di voto c’è solo Joe Biden, anche se il distacco è diminuito, dicono gli ultimi sondaggi.
Il marxismo mainstream dei millenial
Negli Stati Uniti, dopo la grande recessione del 2008, il marxismo è uscito dai dipartimenti universitari cui ormai era confinato, per ritornare nel dibattito pubblico. Ovviamente non si tratta di un movimento di massa, ma di una corrente.
In particolare tra i giovani, i cosiddetti millenial, nati tra il 1980 e il 1996.
Una generazione che negli Stati Uniti sembra avere riscoperto il proprio interesse verso temi politici che si possono collocare più a sinistra rispetto alle tradizionali istanze del partito democratico, come dimostra la comparsa di più pubblicazioni ispirate a quell’area politica. Come dimostrano i sondaggi, Sanders ha un forte sostegno da parte dei giovani democratici.
Se, però, molti millenial potrebbero votare per i democratici, tanti elettori più moderati non seguiranno il partito nella sua svolta a sinistra (come spiega Linda Chavez sul Washington Post). E quale sarà il risultato finale lo sapremo solo a novembre prossimo.
La parabola di Bernie
Nato nel 1941 a Brooklyn, Sanders è stato per anni un attivista della sinistra radicale (qui un buon racconto della sua gioventù). Più volte candidato al Senato, il primo incarico pubblico che riuscì a conquistare fu come sindaco di Burlington, Vermont, poco più di 40mila abitanti. Era il 1981 e venne eletto come indipendente, senza un grande partito alle spalle e con appena 10 voti di vantaggio. Pochi anni dopo, si avvicinò al partito democratico, nel 1984 fece campagna elettorale per i suoi candidati. Nel 1990 venne eletto alla Camera dei rappresentanti dove era l’unico socialista, oltre a essere l’unico deputato del Vermont. Anni dopo, detiene il record come indipendente eletto più volte al congresso.
Nel 2006 passa al Senato. Nel 2010 diventa molto popolare il suo lunghissimo discorso di protesta contro l’accordo voluto da Obama con i repubblicani. Otto ore e mezzo senza mangiare né andare in bagno. Nel 2015, dopo anni come socialista indipendente, lancia la sua campagna per la presidenza con il partito democratico. Ma le primarie democratiche dell’anno successivo saranno vinte da Hillary Clinton.
Stavolta, potrebbe andare in modo diverso. Certo, anche guardando i sondaggi, è difficile, al momento, immaginare una presidenza Sanders. Mentre è più facile immaginare gli attacchi che riceverebbe da parte dei repubblicani (anche pensando agli attacchi a McGovern che nel 1972 perse contro Nixon). Alla fine, insomma, come il suo idolo Debs, nel novero dei candidati che hanno perso le elezioni ma hanno fatto la storia.
Devi accedere per postare un commento.