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Il 2018 si è chiuso in Alto Adige con le temperature più alte mai registrate. Segno tangibile del cambiamento climatico, che in una piccola regione alpina è più evidente, ma riguarda tutti. Quest’anno l’hanno dimostrato fenomeni climatici estremi, ma ci sono anche delle buone notizie.

Il 31 dicembre in Alto Adige si è registrato un record che, purtroppo, ha poco di piacevole: è stato il più caldo dall’inizio delle misurazioni, ovvero dal 1850. A Bolzano c’erano 17 gradi, 16 a Merano. Insomma, altro che neve: a mezzogiorno si poteva girare senza giacca. E anche nei primi giorni dell’anno si è registrato un clima anomalo, per colpa del Föhn, come ho detto in questo servizio per la Tgr Alto Adige.

Ma non è un segnale isolato. Tutto il 2018 in Alto Adige è stato uno degli anni più caldi di sempre. Le temperature hanno superato la media di 1 o 1,5 gradi e ad agosto, a Bolzano, si sono sfiorati i 38°. 
E così, anche in Italia Nord-occidentale e a livello globale: gli ultimi 4 anni sono stati i più caldi registrati.

Secondo il New York Times, il cambiamento climatico è la notizia dell’anno.  Non come fenomeno in sé, ma per quello che ha causato. E per rendersi conto che sia così, basta fare la cosa più semplice del mondo: uscire di casa e vedere che tempo fa. In una zona di montagna, come l’Alto Adige, gli eventi climatici estremi sono ancora più evidenti.
A gennaio ci sono state nevicate da record, e di conseguenza il rischio valanghe è stato a lungo molto alto. Diverse persone sono morte travolte da slavine in montagna, mentre in Vallelunga è stato necessario evacuare decine di turisti. I danni sono stati ingenti.

Il 2018 è stato anche un anno nero per i ghiacciai, come ho spiegato in un altro servizio per la Tgr Alto Adige.

ghiacciai in val martello da cima lasa
Ghiacciai in val Martello visti dalla cima Lasa, 3305 metri d’altitudine.

A fine ottobre, tempeste di pioggia e vento hanno letteralmente devastato i boschi di diverse zone del Nord Italia. Gli alberi della foresta degli abeti risonanti, intorno al lago di Carezza, sono stati abbattuti come stuzzicadenti. E nei giorni del maltempo in Alto Adige sono morte cinque persone

Un paio di notizie positive

Visto che siamo all’inizio del nuovo anno, però, è giusto concludere con qualche nota positiva.
In Italia il numero dei vegetariani nel 2018 è stato di 6,2%: in crescita rispetto al 2017, anche se, per essere precisi, bisogna dire che negli ultimi anni ha avuto un andamento altalenante.
Ci si può auspicare che nel 2019 questo numero cresca ancora di più. Uno studio sulla rivista scientifica Nature, infatti, dimostra chiaramente che un’alimentazione vegetariana è molto più sostenibile per l’ambiente.

La politica – Il cambiamento climatico è una sfida globale. Gli individui, da soli, possono fare poco, e anche i singoli governi. C’è, però, una coscienza sempre più forte. L’ha dimostrato la conferenza Cop24 che si è tenuta quest’anno in Polonia e che si è chiusa con un patto per mettere in pratica l’accordo di Parigi del 2015. In sostanza: ci sono le premesse per tagliare davvero le emissioni inquinanti. E questo è l’aspetto positivo.

Quello negativo è che non basta, l’ha detto chiaramente Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International: i governi non hanno preso impegni concreti. Grandi potenze come gli Usa, la Russia e il Brasile (il cui nuovo presidente Jair Bolsonaro ha ritirato l’offerta di ospitare la prossima conferenza sul cambiamento climatico) hanno remato contro, anche se, e questa è un’altra buona notizia, l’Unione europea e diversi altri Stati hanno accettato di limitare il riscaldamento globale a 1,5°, come segnalato dall’IPCC.

p.s.
Tornando al New York Times, sul sito web è possibile calcolare quanto sia variata la temperatura in una determinata città, per vedere gli effetti più concreti del cambiamento climatico.

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